Com'è difficile descrivere un paesaggio

Sono stato in Italia tre volte e non mi decido a scriverne. Ne è stato scritto troppo e bene.
In Gogol alla fine delle Memorie di un pazzo, la trojka vola nell'aria sul mondo e da una parte c'è l'Italia, dall'altra si vedono le isbe russe. L'Italia, come uno strato invisibile, è sotto la creazione di Gogol: così nell'antichità, davano l'ultimo tocco alle pietre preziose, mettendo sotto di esse un foglio di metallo colorato.Cellini l'ha fatto in Italia.
In Italia, meglio di tutto, io conosco la Puglia.
Sulle tracce di Scotellaro

A ragione L’uva puttanella di Rocco Scotellaro è stato definito nella prefazione fatta all’edizione del 1963 da Carlo Levi, che – si ricorderà – dell’opera del giovane sindaco di Tricarico era stato uno strenuo sostenitore, “una storia generale poetica del Mezzogiorno”. O, anche in riferimento al suo carattere di piana narrazione della situazione del Mezzogiorno nel secondo dopoguerra, “un memoriale, un memoriale dei nostri paesi".
G. B. Bronzini, Il viaggio antropologico di Carlo Levi, Bari 1996, pag. 170.
Fra le pagine che più vividamente danno testimonianza della partecipazione dell’autore alle vicende narrate, ci sono quelle riguardanti il suicidio di Pasquale, un anziano pirotecnico ridotto alla disperazione.1 A portarlo a un così estremo gesto aveva concorso la burocratica cecità della legge (gli erano stati sequestrati i materiali perché non aveva rinnovato la licenza), l’egoismo del contadino che aveva comprato la sua casetta e sfrattato e – scriverà Levi nella prefazione – “la vanità del potere, che non è un vero potere, e non può agire, e si corrompe in se stesso, e permette al vecchio fuochista di uccidersi”.2
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Ho appena finito di trascrivere, a futura memoria, alcuni estratti di un intenso intervento conclusivo di Enrico Berlinguer al Convegno degli intellettuali, svoltosi a Roma al teatro Eliseo nei giorni 14 e 15 gennaio 1977, sul tema "L'intervento della cultura per un progetto di rinnovamento della società italiana", e pubblicato nello stesso anno da Editori Riuniti nella collana Il Punto con il titolo "Austerità: occasione per trasformare l'Italia".
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Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.
Henri Cartier-Bresson
L’obiettivo cattura e ferma sulla pellicola, nel continuo divenire delle cose, un istante. E diventa ricordo.
Parte dal grande potere evocativo che le foto, uno dei pochi oggetti che le detenute possono tenere in cella, rivestono per i prigionieri l’esperienza vissuta dai fotografi argentini del Grupo Mirada Photo di Cordoba presso un carcere femminile di massima sicurezza.
A>Monte, programma di comunanza artistica

La città di Montescaglioso, già sede di Oreste (organizzazione culturale e residenza d'artista presentata alla 48a Biennale di Venezia, attiva dal 1997 al 2002, attraverso incontri periodici di artisti, critici e intellettuali in alcune località italiane tra cui Montescaglioso e Matera) e dei progetti G.A.R.Ba - Giovani Artisti Residenti Basilicata, (attuati dal 2003 al 2006), è stata scelta simbolicamente come luogo del progetto a>Monte, un programma di ospitalità per artisti in un clima di stretta comunanza con la popolazione e il territorio.
Sostenuto dalla Fondazione SoutHeritage per l'arte contemporanea e dal CEA - Centro di Educazione Ambientale di Montescaglioso, A>Monte si terrà a Montescaglioso (Mt) dal 22 al 28 agosto 2011 presso il Convento S.S. Concezione e nello splendido scenario dell'Abbazia di S. Michele.
È stata una lunga giornata

Mentre camminavamo a passo lento, Annina mi ha stretto il braccio con la mano libera, nell'altra teneva il bouquet di fiori bianchi. Insisteva a stringermi il braccio. Per un po' ho pensato al male in agguato: mi sono venuti i brividi. Ma lei ha avvicinato il viso sulla mia giacca come per nascondersi. È stato a quel punto che ho percepito il suo pianto trattenuto. Le ho detto di smettere, ché avrebbe potuto piangere comodamente quando saremmo rientrati a casa. Ha smesso quando ci è riuscita, e mi ha sussurrato che lei non piange per scelta, ma quando le viene.
Una storia raccontata in un romanzo è o può essere anche una pagina di storia senza iscriversi al genere del romanzo storico? A leggere l'opera di Peppe Lomonaco la risposta è certamente affermativa.
Una storia fatta di storie in un contesto storico situato sul finire degli anni '60, con il fenomeno del boom economico, sullo sfondo di una città dell'Alta Italia o dell'Altra Italia, come allora si diceva con un ghigno tra l'ironico e il risentito.
Una storia raccontata in prima persona da un giovane, non ancora maggiorenne, trapiantato dalle campagne di una piccola realtà del sud nella metropoli milanese, sradicato dalle abitudini e dallo standard di vita fatta di numerose attività agricole o para-agricole, e inserito con slanci di entusiasmo nella realtà di una fabbrica metalmeccanica, fatta di tempi, di cronometristi, di produzione, di sindacato, di racconti di vecchi partigiani, di formazione di coscienza politica.
L'editoria italiana ha nascosto le idee liberali

Disegnare il libro. Grafica editoriale in Italia dal 1945 ad oggi, Grafis Edizioni, 1989.
La crisi culturale, economica, morale che investe il nostro paese ha delle cause ben precise: una società fondata sul privilegio e non sul merito, sul corporativismo stratificato degli interessi e non sulla competizione, sull'ideologia che per anni ha portato a ritenere che il mercato fosse un male e che l'intervento della politica nell'economia fosse la strada per correggere le iniquità e fondare una società più giusta, che la libera impresa fosse un'entità da imbrigliare e tenere sotto controllo piuttosto che un potente fattore di innovazione e di energia positiva, che lo Stato dovesse diventare sempre più grande e che le politiche di debito pubblico avrebbero garantito un benessere diffuso. Sappiamo tutti quanto queste ricette abbiano fallito e come oggi di tutto questo paghiamo le conseguenze. Lo stesso Mamet, riferendosi alla situazione del suo Paese, ne è ben consapevole. Ma lo scarso appeal che parole e concetti come merito, competizione, società aperta hanno avuto nella scuola e nella società italiane è ben più clamoroso ed è il riflesso di un'egemonia culturale che è passata anche attraverso l'editoria libraria, dove per decenni si è vissuto un vero e proprio ostracismo nei confronti di autori e teorie non ritenuti politicamente corretti.
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Come si può notare dalla foto, i miei figli dimostrano di apprezzare l'acqua pulita del mare di San Lucido (Cosenza). In questo mese di agosto l'acqua è veramente pulita, come non si vedeva da anni. Mi hanno spiegato che si è in presenza di una buona gestione del depuratore con controlli quotidiani. Inoltre è stata realizzata una condotta sottomarina per lo scarico delle acque bianche a 200 metri dalla riva. Il mare calabrese non è tutto nero! Ci sono isole felici e, come è facile dimostrare, dipende molto dalla gestione dei depuratori.
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Mandé Daguerre, vedute del Boulevard du Temple a Parigi, 1838, dagherrotipo.
"Questa è la prima fotografia, una delle prime vere fotografie nel senso in cui noi utilzziamo il termine, che sia stata fatta. È una veduta del Bolevard du Temple presa a Parigi con una posa relativamente breve [...]. Daguerre riesce, con uno studio approfondito delle reazioni chimiche, a ottenere l'immagine in pochi minuti, nessun ci fa caso ma sulla sinistra c'è una persona ferma, alcuni dicono sia un lustrascarpe, secondo me è un'omino che aveva messo lì Daguerre dicendogli di stare fermo per alcuni minuti".
Luigi Ghirri, Lezioni di fotografia, Quodlibet Compagnia Extra, 2010.

Con l'invenzione della fotografia (Daguerre, 1822) si offrì al mondo un nuovo strumento di contemplazione e conservazione delle meraviglie dell'arte, dell'architettura, degli eventi storici e naturali. Come sottolineò Paul Valéry, l'invenzione della fotografia produsse un profondo cambiamento del modo in cui l'uomo rappresenta il mondo, proponendosi come uno strumento straordinario di conoscenza. Tale scoperta generò negli artisti un atteggiamento di rifiuto del romanticismo, dando il via ad un periodo di apertura alla sperimentazione che porterà alla nascita dell'arte moderna (1860 circa). La pittura, che fino ad allora era stata impegnata a ritrarre la realtà, poté dunque dedicarsi ad esplorare il mondo interiore. La fotografia allo stesso tempo liberò la letteratura dal vizio della prolissità, nonchè dalla tendenza a descrivere il falso, favorendo la Bella Letteratura, impegnata a perfezionare il discorso che espone e costruisce il pensiero astratto. Ciò che non ha corpo e non è fotografabile è letteratura.
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Il carro di San Rocco, 1982 (dipinto a olio 130x200 cm).
Quando sento parlare di San Rocco avverto sempre una cosa strana, è un'emozione, sarà perché io al santo ci credo. San Rocco è il mio santo protettore, cioè protegge da terremoto e da peste moderna la comunità nella quale vivo, lavoro, dove ho casa, famiglia, affetti; la mia identità, insomma.
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