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Mauro Bubbico, 17 maggio 2012, ore 21:00

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È ormai prassi consolidata in Italia, da parte di designer di una certa formazione culturale che considerano la comunicazione visiva una pratica interventista, uno strumento in grado di informare ed educare, produrre autonomamente iniziative con l'intento di accendere il dibattito intorno a temi cruciali per la vita civile del nostro Paese. Omofobia presenta una serie di manifesti progettati e stampati da Studio FM, uno tra i più interessanti studi di grafica milanesi, proprio in occasione della giornata contro l'omofobia del 2010.

Spiegano gli autori:
«Questa iniziativa nasce dalla necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso una serie di manifesti che fanno luce sugli angoli più bui della nostra storia e del nostro presente. L'obiettivo della mostra non è toccare l'una o l'altra parte politica, ma quello di cominciare oggi un percorso che si arricchirà nel tempo con l'aiuto di tutti quelli che vorranno, nel tentativo di costruire un muro di protezione intorno alla memoria. Questo progetto avrà fine quando in ogni angolo del mondo, vicino o lontano, cesseranno di esistere sentimenti omofobi. Ci auguriamo molto presto.
Nella mappa "omossualità e legge" c'è una fotografia della situazione attuale dei diritti negati agli omosessuali ad oggi.
Nel mondo esistono ben 12 Paesi in cui gli omosessuali vengono fatti tacere con la pena di morte, in oltre 70 con la carcerazione, la tortura, la persecuzione legale, in Italia siamo ridotti al silenzio.»
milanocontroomofobia.blogspot.com

 

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Aldo Manuzio, nel 1500, nello stesso anno in cui inventa il corsivo italico, raffigura usando le parole un recipiente che sembra aver ispirato Otto Stork nel 1960 quando disegna The Big Drink, da cui deriva la forma della Coca Cola.

 

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In Omofobia la storia delle persecuzioni degli omosessuali viene proposta attraverso i volti, simboli di odio: Hitler, Stalin, Mussolini ma anche Castro e Ahmadinejad.
Con una elaborazione del software, tramite un plugin di Illustrator, le figure vengono costruite sostituendo ogni pixel con le lettere della parola "omofobia". Una tecnica che affonda le proprie origini nei carmi figurati, una forma poetica di cui i primi esempi risalgono all'antichità greca del IV sec. a.C.: nei carmi figurati le parole e le lettere sono organizzate per formare un disegno di figure geometriche, decorazioni, architetture o sagome di animali o personaggi. Questi esercizi poetici, archetipi dei più famosi calligrammi di Apollinaire, sono lettere animate in cui si associa la raffigurazione alla scrittura.
"Gli ideogrammi non si limitavano alla sola raffigurazione di oggetti ma alcuni sottolineano l'azione, il numero, il movimento, mentre altri associano un senso generico a un elemento fonetico e altri si richiamano all'analogia o si presentano come combinazione di idee. Tratto comune e dominante è il simbolo e loro compito quello di imporre l'immagine senza l'intermediazione del suono". Massin nel suo libro La lettera e l'immagine (Gallimar, 1993) ne ripercorre l'intera storia documentandola con una portentosa ricerca iconografica, passando dalla calligrafia medioevale e araba agli esperimenti tipografici di Aldo Manuzio fino alle avanguardie artistiche del novecento che con diverse finalità ne hanno sperimentato il linguaggio.
Questo lavoro di FM si avvicina molto proprio a un manifesto citato da Massin, quello del giapponese Ryuichi Yamashiro per una campagna di rimboschimento, realizzato partendo dall'ideogramma/pittogramma ‘albero’ ripetuto in decine di esemplari, con altezze e densità diverse, con l’intenzione di rappresentare un bosco che si estende all'infinito, proprio come l'intolleranza, che se non denunciata e fermata continuerebbe il suo lavoro mortifero.

 

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"Una deviazione di questa natura si scontra con il concetto che abbiamo di ciò che un militante comunista deve essere." (Fidel Castro)
Le Unità Militari di Aiuto alla Produzione o UMAP furono dei campi di lavoro forzati creati a Cuba nel 1965 da Ernesto Guevara, detto il Che, e rimasero attive fino al 1968. Negli anni 1961 e 1962 nel campo di Cayo Diego Perez venivano rinchiusi gli omosessuali, acusados ser afeminados y vagos. Durante un'azione politica su larga scala, migliaia di giovani furono arrestati nelle proprie case e caricati con la forza su treni, camion e autobus verso campi di deportazione nella provincia di Camagüey. Da lì venivano trasferiti in zone agricole per il lavoro forzato, soprattutto per tagliare canne di bambù. Alloggiavano in baracche malsane, ubicate in accampamenti recintati a filo spinato e sorvegliati dalle Fuerzas Armadas Revolucionarias. Ai gay era riservato un trattamento disumano. Furono circa 4000 gli omosessuali perseguitati.

 

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"Non ci sono gay in Iran, le donne sono trattate meglio degli uomini." (Mahmud Ahmadinejad)
La Repubblica Islamica, sotto il nuovo regime, ha intrapreso una violenta forma di persecuzione nei confronti degli omosessuali. Questa campagna include ricatti per forzare gay e lesbiche già arrestate a confessare ed informare il regime sulle loro amiche oltre a torture ed esecuzioni nei confronti di gay e lesbiche colpevoli di "atti omosessuali". Gli "atti omosessuali" sono considerati un crimine da pena capitale in Iran dal 1979, dopo la rivoluzione che portò l'Ayatollah Khomeini al potere. Agli omosessuali iraniani scoperti durante l'atto sessuale viene data la scelta fra 4 tipi di morte: impiccagione, lapidazione, dimezzati da una spada o gettati da un precipizio. Secondo l'Articolo 152 della legge penale iraniana se due uomini hanno relazioni di sangue dirette vengono trovati insieme sotto le coperte senza una buona spiegazione saranno tutti e due puniti secondo la discrezione del giudice.

 

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Gay e lesbiche vennero perseguitati in base al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Regio Decreto n.773 del 18-6-1931), che dava alla polizia il potere decisionale di eliminare dalla convivenza sociale (senza necessità di processo) qualunque individuo tenesse un atteggiamento ritenuto "scandaloso".
Oltre ai pestaggi, allo stigma sociale e all'olio di ricino, ad un individuo omosessuale potevano tranquillamente toccare in sorte la diffida, l'ammonizione e il confino (tristemente noto l'isolotto di San Domino, nelle Tremiti).
A seguito della promulgazione delle Leggi per la difesa della razza, l'Italia fascista tentò di allinearsi alla Germania nazista anche nelle motivazioni ideologiche della persecuzione omosessuale. Gli omosessuali vennero classificati come confinati politici, anziché come confinati comuni. Nessun riconoscimento è stato ad oggi concesso alle vittime omosessuali della persecuzione fascista. A nessuno dei confinati politici gay è stata concessa la relativa pensione risarcitoria. Nessuna riabilitazione è stata ammessa per le persone che hanno scontato la pubblica ammonizione. Nonostante i ripetuti richiami da parte del Parlamento Europeo, nessun Governo della Repubblica Italiana è stato ad oggi in grado di approvare alcuna legge che punisca la discriminazione e gli atti di violenza su base dell'orientamento sessuale (legge contro l'omofobia).

 

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Con la Rivoluzione Culturale Proletaria, voluta nel 1949 da Mao Zedong, il governo considerava l'omosessualità un disonore sociale o una forma di malattia psichiatrica e sia i gay che le lesbiche vennero perseguiti in base all'articolo del codice penale che colpiva il teppismo ed il disturbo dell'ordine pubblico. Da quel momento l'omosessualità venne messa al bando.
Migliaia di cinesi fuggirono e divennero clandestini per sfuggire a persecuzioni, prigionie, campi di lavoro ed esecuzioni capitali. Furono avviate vere e proprie persecuzioni: retate nei luoghi di incontro e nei parchi, arresti anche in base a semplici delazioni che portavano a lunghi periodi di internamento nei laogai o di incarceramento. Vi furono casi di condanna a morte, ma già nei laogai si moriva per le percosse o per il carico di lavoro, per le malattie e per la denutrizione.

 

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Gli atteggiamenti e le inclinazioni omosessuali erano regolate dall'Articolo 175 del Codice penale che recitava testualmente: "Un atto sessuale innaturale commesso tra persone di sesso maschile o da esseri umani con animali è punibile con la prigione. Può essere imposta la pena accessoria della pertita dei diritti civili". Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914, Berlino aveva 40 locali omosessuali sia per gay che per lesbiche, diversi periodici e uno sviluppo simile si andava allargando alle altre città tedesche. L'Articolo 175 pur in vigore non veniva di fatto applicato. La Germania uscita dalla sconfitta del 1918 era un Paese instabile economicamente e dalla fragile democrazia. I primi bersagli dei movimenti di destra furono gli ebrei e gli omosessuali. Ma a parte i pregiudizi antichi e le curiose nuove interpretazioni, per i nazisti gli omosessuali rientravano nella categoria dei "sabotatori sociosessuali", in una presa di posizione ufficiale per spiegare le ragioni dell'attacco agli omosessuali il Partito scriveva: "È necessario che il popolo tedesco viva. Ed è solo con la vita che può lottare perché vita significa lotta. Si può lottare soltanto mantenendo la propria mascolinità e si mantiene la mascolinità con l'esercizio della disciplina specie in materia d'amore. L'amore libero e le devianze sono indisciplina... Per questo respingono ogni forma di lascivia, specialmente l'omosessualità, perché essa ci deruba della nostra ultima possibilità di liberare il nostro popolo dalle catene che lo rendono schiavo".
Soltanto un mese dopo l'ascesa al poter di Hitler, il nuovo governo nazista proibì tutti i periodici della comunità omosessuale e mise fuori legge tutte le organizazzioni omosessuali. Nel 1934, dopo la sanguinosa "Notte dei Lunghi Coltelli" che vide l'eliminazione delle SA (l'ala sinistra del partito nazista) e del suo capo Röhm (anch'egli omosessuale) l'attacco divenne ancora più violento.
Tra il 1933 ed il 1945 le persone processate per la violazione del Paragrafo 175 furono 60.000, di questi circa 10.000 vennero intrernati nei campi di concentramento. Gli altri furono condannati a pene detentive. I morti tra il 1933 ed il 1945 furono circa 7000.

 

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L'omosessualità era un male borghese tipico di chi non voleva lavorare; un atteggiamento "controrivoluzionario" e come tale condannato penalmente (secondo l'articolo 121). I gay furono perseguitati a decine di migliaia furono internati nei Gulag, dove in gran numero trovarono la morte. Le ultime condanne avvennero nel 1993.
Nel linguaggio dei Gulag gli omosessuali erano contrassegnati con il tatuaggio di una corona di cuori e di una donna con serpente. Erano costantemente umiliati e sottoposti a violenze di ogni genere anche da parte degli altri condannati.
In totale sono stati condannati alla deportazione circa 50.000 gay.

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