Ideato da Ferdinando Mazzitelli e sostenuto dalla Fondazione Southeritage per l'arte contemporanea, si è tenuto nel centro storico di Montescaglioso (Mt), il 29 aprile 2011, il programma aMonte, esito progettuale della prima esperienza effettuata nell'agosto dell'anno precedente dal gruppo artistico OsservatorioinOpera, chiamato ad agire in stretto rapporto con i luoghi e a cercare un confronto con il territorio e con le realtà creative operanti in Basilicata.
Il punto di vista del forestiero, a costo di apparire ingenuo, è più immediato, più distaccato e riesce a cogliere a prima vista quegli aspetti che vengono sottovalutati dagli abitanti stessi. Il confronto diventa lo strumento iniziale dell'operazione critica che ha permesso di avvicinare il territorio, muovendo situazioni individuali e molteplici, scegliendo di partire da una visione dal basso, da segni che possiamo lasciare e che si oppongono ai modelli di semplificazione come appiattimento di un liberismo globalizzato.
Nella "ospitalità a Monte" realizzata ad agosto, è emerso come storicamente la generazione successiva a quella per la distribuzione della terra, che ha potuto istruirsi, abbia, per ragioni diverse, dovuto dimenticare il proprio territorio in termini di risorse per inseguire come tutti una idea di progresso indotta e unilaterale.
Dagli incontri abbiamo avuto invece la percezione di risorse intellettuali che vorrebbero individuare meglio le potenzialità del luogo riconoscendo nell'attuale situazione di attesa, una ricchezza per il futuro.
Possiamo pensare che le lotte contadine siano ancora una eredità viva nella storia locale come potenziale energia latente? Il territorio puà ancora essere corpo sano, anche esausto, ricoo di vitalità, da cui attingere energie per ripartire?
Non è possibile per noi impostare questo dialogo a partire dalle responsabilità politiche o da analisi prettamente economiche in quanto ci vedrebbe già impotenti, ma dobbiamo partire dalla cultura come luogo di edificazione di senso alla quale richiedere una responsabilità etica che faccia la differenza. L'unica possibilità che possiamo sperimentare è una piccola azione realizzabile ma dalla valenza fortemente simbolica.
Terra rivoltata, una sorta di migrazione al contrario, rivoltare la terra per ridarle ossigeno in un luogo dove possa trovare nuove possibilità: Nnammurat' cercasi. Dalla Pianura Padana, terra un tempo tra le più fertili ed ora sprecata, spostiamo una certa quantità di terra per affidarla a chi invece ha dovuto faticare per averla, ricordando le lotte per "ridistribuzione della terra" che hanno caratterizzato la storia di Montescaglioso e del Mezzogiorno.
In uno spazio pubblico centrale di Montescaglioso, Piazza Racamato, abbiamo distribuito in sacchetti biodegradabili 2/3 chilogrammi di "terra padana". Ognuno ha potuto portare a casa un pezzo di terra, arrivato da un altro clima, per farne l'uso che voleva, nel giardinetto, sul balcone, sulla terrazza, un micro orto domestico o trasportabile, utilizzando una terra migrata e prendendosene cura.
Questa parte del progetto si concluderà con una mappatura dei micro-orti segnalati dalle persone partecipanti su una mappa che sarà sistemata nello spazio Cea all'interno del convento della SS Concezione di Montescaglioso.
Commenti
Nel lavoro di OinO ho trovato immaterialità nella trasformazione, nelle relazioni e nella contingenza come mezzi espressivi ma anche materialità e tradizioni, oggettualità.
L’opera non come "cosa" da analizzare ma come strumento per analizzare, per dispiegare i passaggi, le gradazioni e la costruzione attraverso forma e senso. Progetto quindi come incanalatura, struttura di questo "mondo vivo d’idee e persone", ma con intatte possibilità e rischio di un fallimento. Dicesi libertà. Siamo in fase di ripartenza e mi preme dire che il progetto ha ormai una sua "paesanità". Ce a' vinij a Mont sta stagion? Ce venen old artist? (Devi ripetere l'operazione quest'estate? Verranno altri artisti?) Domande a cui sono felice di rispondere. Non siamo in tanti ma mi pare che piano piano lo spirito del progetto si stia tracciando.
Pensando questo progetto ho sempre avuto come obiettivo una dimensione intermedia, non uno scopo decisivo. La mancanza per diversi anni da quei luoghi non poteva essere colmata solo con un progetto con una ripetizione o con una presenza. Andava risollevato un velo, andava “ri-scoperto un volto, un’immagine". Per questo ho cercato di individuare un modo che potesse consentire di lavorare sulle trasformazioni, un mezzo che potesse dare libertà operativa non solo agli organizzatori ma anche alle altre persone coinvolte.
ti ringraziamo delle meravigliose foto di terra rivoltata e la presenza nel blog del nostro lavoro e ti chiediamo di poterle utilizzare, naturalmente con il tuo nome.
"che si espongano"
ciao ferdinando
La mia risposta: “attraverso la formazione di una comunità che si ponga non con il pensiero di realizzare opere (progetti?) che non si espongano, si mostrino, consolino e avvicinino il lontano, ma attraverso eventi e processi che si trasformano e che trasformino. Tutti!”
Chaos n°6/7 settembre- dicembre 1995
http://www.arpnet.it/chaos/sei.htm