… quello che il mondo produce
no, non è mai pace.
Ma ho bisogno di te
per riempire il mio cuore.
Pino Daniele
Il Mondo, la Terra, l’Universo, il Creato non sono mai stati posti totalmente tranquilli per nessuna specie umana, animale, vegetale, minerale.
Camminare sulla terra in tempi di post covid e di guerre diffuse, ghiacciai che si sciolgono, incendi boschivi, strisce pedonali, violenze verbali e disastri finanziari non è proprio una passeggiata. Restare fermi, d’altronde, non fa parte della natura dell’Uomo che anzi, per costituzione fisica e per due belle gambe, è fatta apposta per il cammino. Il nomadismo, la migrazione e tanti altri tipi di spostamenti e viaggi sono funzionali alla conoscenza e allo sviluppo dell’essere umano nella continua, instancabile, infinita ricerca del benessere materiale e spirituale.
La pace ad esempio, non esiste in natura; se per pace intendiamo la presenza di condizioni che consentono di vivere senza tensioni stressanti. Siamo consapevoli che i rischi e pericoli che ci circondano sono tali e tanti che dobbiamo stare sempre allertati nella massima vigilanza e attenzione per evitare spiacevoli o pericolosi inconvenienti di importanza vitale.
Anche san Rocco si mise in cammino praticamente e spiritualmente alla ricerca della conferma che la pace è possibile ed è preferibile perché fondamentale per una solida base sulla quale edificare il proprio tempio, a piano terreno, per la protezione dalle avversità, come il Tempio più rappresentativo innalzato a Roma.
La pace va costruita e manutenuta con cura, custodita e difesa quotidianamente, come il pane, per se stessi e gli altri: questo è l’insegnamento.
San Rocco prende la strada sotto i piedi e parte verso la Capitale della Cristianità, in pellegrinaggio solitario, il motivo che muove miliardi di persone in tutto il mondo. Così viene rappresentato in un efficace dipinto del XVI secolo ad opera del pittore Tommaso Pombioli detto il Conciabracci in quanto appartenente a una famiglia che si occupava del restauro di statue sacre danneggiate nelle parti riguardanti gli arti superiori. Il quadro è un’immagine delicata e sobria, spoglia dei tanti segni simbolici attributi di significati ridondanti, che distolgono dall’essenza della personalità originale di un uomo dal viso illuminato e illuminante, dal portamento composto e nobile, espressione della frequentazione di percorsi formativi orientati allo studio e alla pratica di una vita francescana ispirata dalla carità come scopo principale della propria vita.
Una eleganza leggera pervade tutta l’opera pittorica che ha come sfondo la semplicità di un paesaggio incontaminato e in primo piano lo splendore di un abito dai colori caldi e avvolgenti dove spiccano un candido colletto francese con un fiocco rosso. In basso a destra l’immancabile presenza del cane con il pane a comunicare che San Rocco alimentava la sua vita con la prodigiosa Eucarestia, il principale nutrimento per il corpo e l’anima. Un prodigio innocuo si manifesta nel pane che si tinge di rosso sangue quando, in fase di raffermamento in ambienti caldi e umidi, si creano le condizioni per lo sviluppo del batterio Bacillus prodigiosus1; ma esiste anche il batterio che fa diventare blu il latte! Immagina un’ostia consacrata custodita in un tabernacolo di una bella chiesa un po' umida che si ritrova con una macchia rossa al centro: veramente prodigioso.
C’è infine, un elemento della raffigurazione pittorica che completa e chiarisce con la sua presenza rara la figura di San Rocco, ed è il fazzoletto che sventola come una bandiera bianca attaccata al bastone del Santo. La piccola bandiera bianca in segno di resa oltre a dire che San Rocco è un uomo in pace, è lì ad urlare che bisogna essere pace, che bisogna camminare nel mondo in pace con se stessi.
Il miracolo è camminare sulla terra con il cuore pacifico, come San Rocco.
Riconoscerlo aiuta a vivere meglio e a lungo.
Note
1. Nessia Laniado, La medicina dell'invisibile, Il mio libro Editore, 2016