Tremate tremate son finite le abbuffate.
Il cinque gennaio, dalla civiltà agropastorale della Murgia Materana, la sera che precede l'Epifania si svolge una festa dedicata ai bambini. Le origini e le motivazioni si perdono nella notte dei tempi.
Misteriose figure vestite di scuro, mantelli o vecchi cappotti, con in testa un cappellaccio o un disco di canapa da frantoio, il viso incorniciato da folte barbe bianche. Al piede una catena spezzata che striscia sul selciato con un rumore sordo.
Bussano alle porte e chiedono offerte in natura. In mano hanno un canestro con una lucerna e un lungo ago da calzolaio con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini, scompaiono nel buio con l'avanzare della notte. I bambini, attratti ma spaventati si rifugiano tra le braccia dei genitori e rientrano in casa per andare presto al letto nell'attesa della Befana.
Una lettura diversa vuole che il cucire la bocca segni la fine delle libagioni natalizie. Per altri è il retaggio di una società arcaica: spesso in tale occasione si regolavano più o meno violentemente liti e diatribe tra pastori, salariati e massari.