San Rocco visto da lontano

Il carro di San Rocco, 1982 (dipinto a olio 130x200 cm).
Quando sento parlare di San Rocco avverto sempre una cosa strana, è un'emozione, sarà perché io al santo ci credo. San Rocco è il mio santo protettore, cioè protegge da terremoto e da peste moderna la comunità nella quale vivo, lavoro, dove ho casa, famiglia, affetti; la mia identità, insomma.
Poveri partigiani
Good morning L'Aquila

Le carriole sono il simbolo di una presa di coscienza per testimoniare l'appartenenza e l'affetto degli Aquilani, la speranza e il futuro per noi e per i ragazzi.
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Il campanaccio di San Mauro Forte

Obbedienti ai comandi del capo squadra che batte per terra un'asta in cima alla quale sono posizionati vari campanelli che segnalano il ritmo da rispettare, che deve avere la stessa tonalità e la stessa cadenza, i partecipanti al corteo prestano attenzione ad emettere un suono cupo, assordante, monotono e ritmico tanto da poter essere paragonato ad un lamento straziante che preannuncia, però, benessere e risveglio. È impressionante la serietà, la compattezza, il rigore, la disciplina di questo esercito che avanza per le vie del paese e che non conosce ostacoli.
Il carnevale di Montescaglioso

Un film di Buñuel del 1958, Nazarin, termina con il protagonista, un prete, che percorre una strada polverosa ed assolata dirigendosi verso la prigione, il fallimento e la morte. Una venditrice ambulante lo vede, ha pietà di lui e gli regala un frutto mentre, in sottofondo, in crescendo, ascoltiamo il suono dei tamburi di Calanda, il paese d'origine del regista, dove, durante la settimana santa, un corteo percorre, all'alba, avvicinandosi lentamente, le strade del paese al suono dei tamburi, rievocando la morte di Cristo.
Ogni volta che arriva il martedì grasso a Montescaglioso non posso fare a meno di pensare a quel film e a quel suono. Sin dalle prime luci dell'alba il suono delle campane agitate vigorosamente dai partecipanti al carnevale rimbomba per tutto il paese. Dapprima in lontananza e poi sempre più vicino e fragoroso. È l'inizio della fine del Carnevale.
Il carnevale di Cirigliano

Il carnevale di Cirigliano, di antichissima tradizione culturale risalente al medioevo, è un rito propiziatorio tra il sacro e il profano collegato ai riti della fertilità e al sopraggiungere della primavera. Si rappresentano le stagioni e i mesi dell'anno esaltando per ognuno di essi le colture e le tradizioni.
Le maschere di Tricarico

Nel Carnevale di Tricarico sfilano personaggi che impersonano tori e vacche. Neri con nastrini rossi i primi, bianche con nastrini colorati le seconde. Inquadrati secondo un ordine rigoroso che si rifà alla mandria in transumanza, il corteo è aperto dal massaro, vestito di pelli, con bastone e fucile, impegnato a mantenere l'ordine nella coloratissima sfilata e ad impedire e controllare le intemperanze dei tori.
Carnuele pecché si' muorto?


Carnuele, che brutta sorte!
Prima l'allegria e dopo la morte
Lu destinu t'ha cundannete
Ogni anno a murì crepete
Matteo Salvatore
Secondo la terminologia più accreditata, carnevale deriva dal latino carnem levare, cioè eliminare la carne dopo l'ultimo giorno di Carnevale, il martedì grasso, immediatamente prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Per prescrizione ecclesiastica il carnevale è collocato fra l'Epifania e le Ceneri, inizia cioè con la prima delle sette domeniche che precedono la settimana santa, la domenica di settuagesima e termina con la vigilia delle ceneri, dura due settimane e due giorni con un breve spazio temporale che va dal giovedì grasso al martedì grasso. Per la Chiesa cattolica il tempo di carnevale è detto anche tempo di settuagesima ed è l'occasione per una riflessione e una riconciliazione con Dio.
Semel in anno licet insanire

Per Ensor il carnevale non rappresenta solo un avvenimento divertente, l'evasione dalla monotonia quotidiana, ma il racconto di un mondo anarchico e alla rovescia in cui i rapporti politici e sociali vengono ribaltati. Ensor ne mette a nudo l'aspetto ridicolo e assurdo.
Siamo in periodo di Carnevale e intendiamo dedicare all'unica festa in cui è lecito fare pazzie una serie di interventi con scritti, selezioni di articoli apparsi su quotidiani locali negli anni passati, brani di ricerche e di studi, grafica, fotografia e video sulle diverse tipologie di maschere, interventi che saranno proposti a cadenze settimanali fino all'otto marzo, ultimo giorno di Carnevale in cui le manifestazioni spontanee ed organizzate si svolgeranno in quasi tutti i paesi della Basilicata.
Libri al rogo

Il primo capitolo del Terzo Reich si apre con un rogo di libri del 1933, l’ultimo si chiude in dissolvenza sui campi di sterminio.
“Là dove bruciano i libri, si finisce con il bruciare anche gli esseri umani” fu la premonizione di Heinrich Heine.
È ciò che accadde. I roghi come le camere a gas: la distruzione dei libri fu il primo passo verso la distruzione degli ebrei, perché la parola stampata è essenziale alla sopravvivenza e all’identità non solo per il “popolo dei libri”.