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Redazione, 24 maggio 2013, ore 19:00

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Mauro Bubbico, 2013.

Mente locale
Incontro con Mauro Bubbico
Progetto e contesto, storie e racconti da una remota periferia culturale

Giovedì 30 maggio, ore 15
Aula Magna, Via Taro 14, Roma
Rufa, Rome University of Fine Arts

A cura di Mario Rullo
con la collaborazione di Genny Di Bert e Gianluca Vicini

Guardare pensare progettare

Giancarlo Riviezzi, 19 ottobre 2012, ore 09:00

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Riccardo Falcinelli, Guardare pensare progettare, Stampa alternativa, 2011.

Se prima c'erano le regole dei terzi o la sezione aurea a esprimere coordinate per muoversi all'interno della composizione di uno spazio visivo, oggi i progressi nel campo delle neuroscienze permettono un modo più consapevole e preciso di approcciarsi alla materia.
Anzitutto, bisogna sapere cosa si intende per "guardare". Non "vedere", e già quello non è questione di sole pupilla e retina. «Guardare significa prestare attenzione, osservare con in testa una qualche volontà», laddove intervengono processi cognitivi che coinvolgono miliardi di neuroni e si trascinano dietro millenni di evoluzione. Si guarda in maniera sinestetica, si investono dunque i sensi (che non sono soltanto cinque...) e, soprattutto, intervengono modelli culturali a interpretare le informazioni e costruire la visione. Ma questo, come il fatto che sia la mente a comporla (in molti casi, ad anticiparla per una questione di abitudine e probabilità) probabilmente lo sapevamo già e ora ne abbiamo scientifico riscontro. Quello di cui invece non eravamo a conoscenza è che esistono neuroni e programmi mentali che raccolgono il parallelismo, i contorni, addirittura ce ne sono di specifici per riconoscere i volti, le mani e per rintracciare il movimento.

Frankenstein

Mauro Bubbico, 17 marzo 2012, ore 21:00

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Gianni Sassi (Varese 1938, Milano 1993) è stato un grafico e soprattutto un intellettuale di primissimo piano nel panorama italiano e non degli anni 60-90. Una personalità straordinaria ed eclettica, autore di progetti geniali e di infinite iniziative in ogni campo, tutte al di fuori di ogni possibile omologazione, un cultore delle avanguardie artistiche del Novecento, futurismo, surrealismo, dadaismo, situazionisti, Fluxus.

Sta zitto e continua a servire!

Uwe M. Schneede*, 11 febbraio 2012, ore 11:00

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George Grosz, vita e opere, pagg. 204-207. All'interno del libro gli autori, invece della solita tabella cronologica per ricostruire lo sfondo storico degli anni Venti e Trenta a Berlino in rapporto all'opera di Grosz, propongono una raccolta di fotografie documentarie ordinate per gruppi tematici corredate da illustrazioni e testi che commentano alcuni sviluppi e avvenimenti decisivi del periodo compreso tra il 1914 e il 1932. Doppie pagine su carta uso mano e gialla di fabbricazione.

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Disegnatore dalla penna pungente e cronista della vita quotidiana, George Grosz (Berlino, 1893-1959) non fu mai semplice testimone della realtà del suo tempo, ma usò il disegno per smascherare e denunciare ipocrisie e finzioni della società tedesca contemporanea: «L'arte del disegno – era solito dire – può essere un'arma efficace contro il medioevo brutale e la stupidità degli uomini del nostro tempo, a condizione che venga esercitata da una volontà decisa e da una mano esperta». Dopo esperienze cubiste e futuriste, pubblicò la prima raccolta di disegni, caratterizzati da un segno abbreviato e incisivo, uno stile tagliente, suscitando scandalo e indignazione negli ambienti borghesi per la intenzionale volgarità dei soggetti trattati. Nel 1917, con John Heartfield e Wieland Herfelde poco più che ventenni, fondò la casa editrice Malik che attraverso la pubblicazione di libri, riviste e cartelle contro lo spirito politico del periodo gli costò diverse denunce e condanne per diffamazione dell'esercito e per divulgazione di scritti osceni e blasfemi. Dal 1918 aderì al dada berlinese, che utilizzò come strumento crudo e inquietante di denuncia del militarismo e della borghesia della Germania.

I disegni di Sta zitto e continua a servire!, Siate sottomessi all'autorità e Discesa dello Spirito Santo provocano un processo per vilipendio della religione che, attentamente seguito da intellettuali e artisti, si protrae dal 1928 al 1931, in un susseguirsi di sedute, sentenze, appelli e revisioni, con un cospicuo ricorso a esperti, con sequestri, proteste pubbliche, difese dei "sani sentimenti popolari" ma anche delle libertà di espressione artistica. Alla fine si ordina di distruggere il disegno di Cristo con tutti i documenti; per il resto Grosz viene assolto.

La realtà a colpi di ascia

Letizia Dradi*, 07 febbraio 2012, ore 09:00

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Roland Topor, Rebonjour.

Di che cosa sono fatti i disegni di Roland Topor?
Certamente della stessa sostanza dei sogni, di quelli che si insinuano bizzarri nel dormiveglia, se si è mangiato troppo, come accadeva al piccolo Nemo goloso di torte ai lamponi, oppure, più probabilmente, di quelli terribili che a notte alta fanno balzare in piedi, pieni di angoscia. Paradossalmente una delle poche immagini che abbia un soggetto dichiaratamente onirico è anche la meno efficace. Si tratta di "E li chiamano sogni" del 1974, una beffarda constatazione delle creature che fittamente popolano i sogni di non meglio precisato giovanotto. Inevitabile si fa la citazione del famoso quadro del pittore svizzero Füssli, l'Incubo, quello che Freud teneva ben visibile appeso nel suo studio (ammonimento o sfottò?). E altrettanto inevitabile si fa l'interrogativo sulle influenze e i legami del disegnatore polacco nei confronti di chi prima di lui ha saputo evocare demoni o angosce, da Bosch a Bruegel, da Kubin a Magritte.

Il lavoro ai tempi di internet

Mauro Bubbico, 03 febbraio 2012, ore 17:00

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Una mia amica ha scritto su facebook che per lei è solo a febbaio che inizia l'anno nuovo. Se così è, allora si possono ricominciare le pubblicazioni sul blog mostrando come Stefania Lusini, illustratrice dal talento innegabile, racconta i mesi dell'anno per Intema srl, azienda di tecnologie informatiche lucana. Valga da buon auspicio.

Il lapis e lo stregone

Mimmo Castellano*, 09 gennaio 2012, ore 22:00

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Va dato atto e merito ai pionieri del graphic design, che hanno iniziato il faticoso percorso a ridosso della seconda guerra mondiale, degli incredibili progressi che il g.d. ha compiuto nella sua trasformazione da"pittura pubblicitaria", considerata arte minore, a quello che è diventato, decollando verticalmente dopo gli anni '60 e per tutti gli anni a seguire sino ad oggi, nella sua trasformazione, in una vera e propria disciplina scientifica.
Lo sviluppo della segnaletica, della cartografia, dell'archigrafica, della grafica applicata alla comunicazione sociale, nel design dei francobolli, delle monete, nella descrizione per immagini dei fenomeni scientifici e statistici, tutto sostenuto da solidi studi sul cromatismo, sulla percezione ottica, sull'architettura del carattere ed altro ancora.

Nonostante tutto

Redazione, 29 dicembre 2011, ore 17:00

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La creatività non teme le feste. Plum 2011-12.

Divieto di affissione

Gianfranco Torri, 25 novembre 2011, ore 00:00

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Utilizzare i muri del quartiere per esporre, come se fossero le pareti di una galleria. Ipotizzare un nuovo spazio urbano in cui i muri delle case, come le pagine di un giornale, diventino un modo per fare informazione, per raccontare storie, di casa nostra, e anche per aprire – come una sorta di televisione di strada – finestre sul mondo. È la doppia scommessa con cui si misura Divieto di affissione, progetto pensato per un quartiere di Torino, il Quadrilatero romano.

Le guerre di Nando

Fabrizio Di Buono, 16 ottobre 2011, ore 19:00

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Nando Sessa oggi ha 11 anni, vive a San Lucido, in provincia di Cosenza, e frequenta la prima media. I suoi nonni ne raccolgono i disegni dal 2006, quando di anni Nando ne aveva appena sei. Le "guerre di Nando", come le chiama nonno Rino, sembrano essere innumerevoli, tutte tratte dai suoi giochi di guerra: indiani, cowboy e soldatini di ogni tipo. Storie costruite con i giocattoli che seguono poi una direzione tutta loro e trovano realizzazione nel disegno. Da queste illustrazioni che dimostrano inequivocabilmente un talento innato, potremmo dire genetico, vengono talvolta ricavati dei segnalibri.