Da Albano di Lucania al fronte del porto

Il primo maggio 1903 circa 16mila italiani addetti agli scavi della metropolitana di New York si mettono in sciopero chiedendo la riduzione dell'orario a otto ore e due dollari al giorno di paga.
Giorni dopo l'agitazione si estende a tutti i settori con lavoratori italiani.
"Essi – scrive il 5 maggio il console Branchi – pullulano in ogni quartiere e aumentano da ora in ora rendendo la situazione oltremodo difficile e pericolosa. Ieri vari leggeri conflitti fra scioperanti e polizia ebbero luogo in punti estremi tanto di New York che di Brooklin per tentativi di intimidazione a quei pochi operai che ancora si trovavano sul lavoro... Come già dissi i leader dell'agitazione non sono italiani. Essi sono i walking delegate delle Unioni Americane coi quali sarebbe inutile per me tentare di comunicare. Il fermento del resto non ha sede fissa. Esso comparisce a un tratto nei punti più disparati e all'apparire della polizia scompare come per incanto. Non si sa, nemmeno dalla Polizia, ove siano i luoghi di riunione".1
Fine delle abbuffate

Joseph Gallo, pionere dell’organizzazione del voto di scambio

Una questione ricorrente nel dibattito sull’emigrazione fra fine Ottocento e primo Novecento riguardava l’opportunità che gli italiani prendessero la cittadinanza del paese d’accoglienza. Al riguardo va ricordato che, all’epoca, l’opinione di chi intendeva tutelare il buon nome dell’Italia impedendo o limitando il più possibile gli espatri era largamente prevalente.
Fra i pochi che la contrastavano si era segnalato Francesco Saverio Nitti che in chiusura de L’emigrazione e i suoi avversari, una sorta di manifesto pro-emigrazione pubblicato nel 1888, scriveva: “È stata soltanto l’emigrazione che ci ha salvato dalla miseria e dalla crisi agraria, che ha distrutto la triste necessità dei bambini addetti a mestieri girovaghi, e che [...] è stata in faccia al mondo una vera e propria riabilitazione”.1
Guardare pensare progettare

Se prima c'erano le regole dei terzi o la sezione aurea a esprimere coordinate per muoversi all'interno della composizione di uno spazio visivo, oggi i progressi nel campo delle neuroscienze permettono un modo più consapevole e preciso di approcciarsi alla materia.
Anzitutto, bisogna sapere cosa si intende per "guardare". Non "vedere", e già quello non è questione di sole pupilla e retina. «Guardare significa prestare attenzione, osservare con in testa una qualche volontà», laddove intervengono processi cognitivi che coinvolgono miliardi di neuroni e si trascinano dietro millenni di evoluzione. Si guarda in maniera sinestetica, si investono dunque i sensi (che non sono soltanto cinque...) e, soprattutto, intervengono modelli culturali a interpretare le informazioni e costruire la visione. Ma questo, come il fatto che sia la mente a comporla (in molti casi, ad anticiparla per una questione di abitudine e probabilità) probabilmente lo sapevamo già e ora ne abbiamo scientifico riscontro. Quello di cui invece non eravamo a conoscenza è che esistono neuroni e programmi mentali che raccolgono il parallelismo, i contorni, addirittura ce ne sono di specifici per riconoscere i volti, le mani e per rintracciare il movimento.
Da Capo del Piano alla fabbrica

Marzio Pieri, uno dei più grandi critici letterari viventi, ha così scritto di Peppe Lomonaco:
Il mio incontro con Lomonaco fu dei massimamente fortuiti; una famiglia di suoi parenti (nacque e vive Lomonaco a Montescaglioso, presso Matera, la città dei Sassi) abitava sullo stesso pianerottolo di un diruto ma magniloquente edifizio settecentesco nel quale a carissimo prezzo, e non trovando di meglio, vissi dieci anni nella per me sempre inospitale Parma.
[...] Ho divagato; venne Lomonaco dai suoi e non so come fecero a farmi sapere che, per diletto, 'scriveva'. Mi sentii gelare ma cortesia voleva che io dessi una occhiata al dattiloscritto. Riconobbi, con gioia (falsa è l'immagine del critico lettore che gode a strapazzare e deprimere i possibili concorrenti, ci sono falsi critici come falsi profeti ma, per chi non si rende loro complice, riconoscibili da poche, sempre uguali caratteristiche; ad esempio la fiducia che un buon libro si legga tutto d'un fiato; ...), la presenza d'un comico naturale insolito; e lo incoraggiai a continuare. La sua storia d'un passaggio da Matera del re piccino Cagoja, al quale i provveditori della città costruiscono una macchina-cesso degna di tanto sedere, e che, per calcolo errato, pulisce al re il mostaccio invece del culo sabaudico, mi fa scoppiar le trippe ogni volta che la rileggo (Visite eccellenti si chiama il libro; e Lomonaco ha ora i suoi fans). Siccome il cervello non si placa mai, costretto a improgrammabili accostamenti, ci ho dovuto ripensare vedendo il bellissimo film di Bellocchio, Vincere (la visita del re nanerottolo a Mussolini ferito, dissero gravemente, certo non abbastanza, sul Carso, e s'ebbe un anno e mezzo di licenza, chissà quanto soffrendo per la lontananza dal campo dell'onore) [...]. Una meraviglia, dove Lomonaco, fosse magari anche per un'unica volta (ma non me lo auguro) mostra di aver capito la lezione essenziale: scrivere non è gravare la pagina di segni oscuri, si scrive sottraendo. Aria fra le parole, difficoltà essenziali nel trapasso da una frase all'altra, nelle sconnettiture del terreno ricco di dentro più che di fuori.
Acconciature di identità

JD 'Okai Ojeikere cresce nelle zone rurali del sud ovest della Nigeria in un villaggio in cui la fotografia è un lusso esotico. Nel 1950 compra una modesta fotocamera Brownie model D e apprende i primi rudimenti di fotografia da un vicino di casa. Più tardi inizia a cercare lavoro presso il Ministero delle Informazioni a Ibadan per essere impiegato nel reparto di fotografia. La sua perseveranza lo porta a ottenere un posto come assistente di camera oscura.
Morte del maestro più alto del mondo

Alle 7:20 del 4 agosto del 2009, dopo 82 lunghe ore legato ad un letto di contenzione del reparto di psichiatria dell'ospedale civile di Vallo della Lucania (Salerno), moriva il maestro più alto del mondo: Francesco Mastrogiovanni.
Un Carro carico di Angeli

Angelo di Dio e del Carro di San Rocco che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla Pietà Celeste, amen.
Nel 2009 circa sette Angeli del carro di San Rocco volarono via, esodati, in cinque in una stanza del Capitolo dell'Abbazia di San Michele, L'Arcangelo dell'Intelligenza, quello che ci permette di scegliere il nostro modo di vivere e di dominare l'esistenza. I manufatti in cartapesta hanno trovato sistemazione in due nicchie che sembrano fatte apposta.
Erano ormai vecchi? Dovevano andare in pensione? Erano stanchi di stare sul Carro? Non facevano bene il loro lavoro?
Con la loro aura di antiquariato moderno, ora continuano a ricordarci con la presenza artisticamente materiale, la presenza spirituale, sottile, invisibile, che abita un luogo straordinario come la nostra Abbazia Benedettina e la Chiesa di Sant'Angelo. Nel 2010 al loro posto sul Carro Trionfale salirono nove Nuovi Angeli, freschi, giovani, splendenti, luccicanti, slanciati, in compagnia di quattro o sei Putti o Amorini (spero di non aver sbagliato a contare tutto) con le loro faccine che non si capisce se sono maschietti o femminucce.
Senza via di scampo

Puoi correre lontano dalle città o dai boschi. Ci sono luoghi della mente, però, da cui non puoi scappare.
Ti infili ne La fuga di Martha come in una trappola: che siano gli anfratti angusti del ricovero di una setta o le ampie vetrate di una magione borghese che danno sul lago, poco cambia, "vivere o morire è la stessa cosa". Non ti è dato scegliere, la vita è un continuo scontarne le conseguenze. Il senso di colpa è un labirinto dalle pareti alte oltre le quali non è consentito sbirciare. Rimani sospeso, non sai mai troppo, non sai mai tutto. Non è importante che tu sappia tutto: "Progettare? È sufficiente esistere".
La folla delinquente. Appunti sui moti del 1898

Nel 1913, in occasione della campagna elettorale per le prime elezioni a suffragio universale, a Montescaglioso, in un componimento satirico del "partito di sotto" che sostiene la candidatura a deputato di Nicola De Ruggieri contro Francesco D'Alessio – l'ambiziosissimo astro nascente della politica lucana che non potendo ancora, per la giovane età, presentarsi personalmente agli elettori ha pensato bene di mandare in parlamento, a tenergli il posto, il vecchio agrario bernaldese Gaetano Guida – il fatto sarà rievocato così:
... nun t'arrucuord' u' fatt' d' u nuvantott'
L' pauriedd s' n' sciern nda u' quarantott
E l' capr non forn' mangh' annuminat'.1
...non ti ricordi cosa accadde nel '98,
i poveracci finirono nel '48 (nei guai, ndr)
e i capi non furono neppure nominati.
Cosa era accaduto a Montescaglioso nel 1898, di così grave da poter esser confrontato alla repressione dei moti del 1848 in Italia e in tutta Europa?