Knowing&Printing.02

sx Proposta per il prossimo manifesto per il 2 luglio: redesign del classico cucù di Matera trasformato nel carro della Bruna nel momento dell'assalto. Geppetto, Matera, 2010
dx Confalonieri, Negri, Provinciali, Tovaglia - CNPT (1963-1965). La botte e il violino - Mobili Mim, 1964-1966.
Rivista diretta da Leonardo Sinisgalli. Copertina di Georges Hugnet. Re-photo di Luigi Roberti.
Le applicazioni offset dalla progettazione alla realizzazione dello stampato. Questo il tema di Knowing&Printing, workshop organizzato venerdì 29 ottobre 2010 da Antezza Tipografi presso la propria sede di Matera, giunto alla seconda edizione. Per una giornata l'azienda è diventata luogo di sperimentazione per l'espressione di eccellenze nel mondo della stampa, luogo per poter far cultura sulle arti grafiche e punto di riferimento per i professionisti della comunicazione e per i numerosi studenti di design e giovani grafici provenienti da varie parti d'Italia.
La mosca tung-tung

È tornata alla luce, dopo quasi mezzo secolo, la mosca tung-tung. La si dava per scomparsa. Invece la tenacia e la perseveranza di un oscuro ricercatore di provincia, Agatino Tuturuttù, hanno acclarato ciò che della tung-tung si è sempre sospettato: la sua esistenza.
Arrivò in Europa al seguito delle truppe americane durante il secondo conflitto mondiale. In Italia si propagò in particolare nelle regioni del centro-nord prediligendo le aziende dov'erano i bovi per i lavori agricoli.
In Basilicata la tung-tung si diffuse nei primi anni sessanta del XX secolo, quando i reparti speciali dell'esercito statunitense installarono le rampe per puntare i missili atomici in direzione dei paesi del Patto di Varsavia. La tung-tung prosperò in questa regione per due decenni fino a quando i trattori non soppiantarono i bovi nei lavori agricoli, in special modo nell'aratura dei terreni.
Pugni. Uno

Da dove viene e dove va il canto popolare?

Una domanda simile può sembrare mal posta se non inutile. Non sappiamo tutti che il Canto popolare è il canto della nostra terra, del nostro vicinato, quello in cui i nostri antenati si sono identificati (e noi con loro), l'espressione più alta della nostra cultura contadina e artigiana, quella che marca decisamente la nostra identità etnica e di cui andiamo fieri? E dove può andare ormai il Canto popolare, se quell'habitat socio/economico/culturale si è definitivamente dissolto?
Vensters op Italië

Finestre sull'Italia. Manifesti italiani dopo il 1990
a cura di Mario Piazza, Flora Bianchessi e Jochen Oor
dal 24 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011
Affiche Museum
Grote Oost 2-4
1621 BW Hoorn (Olanda)
L'Italia è il paese del design ed è tradizionalmente una culla europea delle arti applicate. Ha una posizione particolare nel campo delle arti visive, dell'architettura e della moda. Queste discipline sono spesso le più importanti a e più conosciute a livello internazionale, e sono la dimostrazione di una straordinaria e duratura padronanza delle forme e dello stile italiano. Ma questo accade anche con la progettazione grafica attraverso cui possiamo vedere scorci reali di questa ricerca estetica contemporanea. Possiamo intravedere l'immagine dell'Italia d'oggi. Con la grafica si può aprire una finestra che si affaccia sul paesaggio socio-culturale italiano, sugli aspetti della vita di ogni giorno, sulle tradizioni, sulle ricchezze storiche ed artistiche.
1960. Film di montaggio e materiale di repertorio

Può la manipolazione delle immagini in un film di montaggio essere corretta e in che modo lo spettatore cinematografico e/o televisivo può difendersi da un uso scorretto della stessa? Il problema è remoto e di non facile soluzione. Un'occasione per parlarne, sia pure brevemente, ce l'ha offerta recentemente RaiTre proponendoci il film 1960 di Gabriele Salvatores.
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia di quest'anno, 1960 è un film di montaggio di materiale di repertorio sull'Italia e sugli italiani nell'anno 1960, appunto.
Già, ma che cosa vuol dire "film di montaggio" e "materiale di repertorio"?
Lightbook
Antonio Lomonaco, massaro intagliatore

Era nato a Montescaglioso nel 1929. Figlio di Rocco, massaro di vacche, e di Guadagno Lucia, contadina. Frequentò la scuola elementare solo per due anni. A otto anni, per il padre invalidato e per la povertà della famiglia, fece il pastorello salariato.
"Per sei mesi il padrone delle pecore non mi mandò mai a casa. Stavo in campagna notte e giorno. Mia madre mi voleva vedere e andò a protestare dal padrone. Rividi casa dopo sei mesi. Ci stetti due giorni, poi tornai alle pecore. All'ora del tramonto del primo giorno riportai le pecore allo jazzo e mi allontanai dalla masseria. Presi la strada per il paese. Mamma fu contenta quando mi vide: sorrise. Dopo cena ci mettemmo nel letto per dormire. Quando s'era fatto buio e tutto era silenzio dissi a mia madre che ero scappato dalla masseria. Disse che non dovevo scappare. Ci addormentammo. Mi svegliò all'alba e mi accompagnò alla masseria che era a due ore di cammino. Strada facendo il sole si portava sempre più in alto. Incontrammo il padrone delle pecore che veniva verso il paese. Sospirò. Disse che mi aveva cercato nel bosco e nei fossati per tutta la notte. Era convinto che mi ero smarrito. S'era disperato. Ora, disse, stavo andando dai carabinieri".
Somewhere

Una macchina di lusso fa sempre lo stesso giro.
Ad un certo punto si ferma, per un motivo o per l'altro, da qualche parte.
Cadaveri

Luchino Visconti è contraddittorio fin dalla nascita. Infatti nasce a Milano il giorno dei morti, cioè il 2 novembre 1906. Figlio di Giuseppe Visconti, duca di Modrone e di Carla Erba, figlia di un industriale farmaceutico, si occupa dapprima di allestimenti teatrali mettendo in scena lavori commissionatigli dal padre, impresario teatrale. Dopo aver conosciuto il regista Jean Renoir, diviene suo assistente per i film Une partie de campagne e Les bas fond, esperienza fondamentale che gli permette di occuparsi di cinema e di conoscere gli artisti parigini di sinistra. Ritornato in Italia disegna scene e costumi per alcune opere teatrali. Di lì a poco, Renoir gli propone di collaborare alla regia di Tosca, film che sarebbe stato girato a Roma ma la cui lavorazione viene interrotta per lo scoppio della seconda guerra mondiale, che costringe il regista francese a ritornare in patria. Visconti, con Carl Koch, porta a termine il film e decide di stabilirsi definitivamente a Roma dove conosce Dario Puccini, Giuseppe De Santis, Umberto Barbaro, Mario Alicata e Pietro Ingrao con i quali rinnova l'esperienza parigina. Entra, quindi, a far parte del gruppo che scrive per la rivista Cinema, che, sebbene diretta da Vittorio Mussolini e controllata dal regime fascista, consente e permette un lieve dissenso culturale. Ed è proprio in questo contesto che Visconti scrive il brano che vi proponiamo. Nonostante sia stato scritto nel 1941 rivela un'attualità, a dir poco, impressionante e accomuna nel tempo i burocrati di ogni genere. L'anno successivo esce il film Ossessione. Buona lettura.